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Comandante - Recensione: il mare e gli eroi - Venezia 2023

L'ambizioso film di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino inaugura l'80ª Mostra di Venezia

Comandante è il quinto lungometraggio cinematografico di Edoardo De Angelis, insignito del compito di aprire l'80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

 

A fargli posto, complici i tumulti nell'industria hollywoodiana, è stato un habitué del Lido come Luca Guadagnino, che ha passato al suo collega partenopeo il pesante testimone del film d'apertura precedentemente annuciato, Challengers.

 

[Il teaser di Comandante restituisce l'intensità del film]

 

 

Non deve però stupire che al suo esordio nel concorso principale il regista napoletano sia riuscito a ottenere una simile opportunità: complice la presenza di Pierfrancesco Favino e il grande dispiegamento di forze produttive, il suo Comandante è uno dei film più attesi dell'annata cinematografica italiana. 

 

Il film racconta la vera storia del sommergibile Cappellini della Regia Marina Militare, comandato da Salvatore Todaro: nel 1940, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, il comandante disobbedisce agli ordini e salva dei marinai belgi la cui nave era stata appena affondata dal suo sommergibile.

Gli stessi, apparentemente neutri rispetto al conflitto mondiale, in realtà trasportavano delle armi per l'esercito britannico.

 

Prima di giungere a questo eclatante episodio, però - con uno sguardo più corale di quello che il titolo suggerisce - Comandante racconta la terribile vita dei marinai, gli stenti e le difficoltà che gli stessi affrontano in missione, la loro disparata provenienza e il timore affrontato dalle persone che li amano prima di ogni loro partenza.

 

L'intento di De Angelis è chiaro: intende dipingere gli uomini dietro le divise, il codice di comportamento dei marinai e il destino di chi, in tempo di guerra, è costretto a far scelte determinanti ed eroiche senza che queste possano mai emergere nelle pagine di Storia.

 

  

[Assoluto protagonista di Comandante è Pierfrancesco Favino, presente a Venezia in ben due film del concorso principale]

 

 
Rispetto ai suoi intenti, però, Comandante tende a sbilanciarsi: Edoardo De Angelis si conferma un ottimo costruttore di immagini ma - al contrario di quanto fatto con le sue ultime fatiche - a mio avviso forma e sostanza mal si amalgamano. 

 

Le ripetute voci fuori campo di numerosi personaggi che raccontano agli spettatori il proprio legame con la guerra, ad esempio, non riescono a legarsi con il tessuto di un film che per raggiungere i propri obiettivi avrebbe forse avuto bisogno di una maggiore asciuttezza narrativa, in grado di trasmettere la tensione vissuta dai protagonisti senza enfatizzarla. 

 

A essere ribadito più volte è concetto dell'italianità, quale denominatore di una serie di scelte in grado di mettere la vita umana dinnanzi alle logiche belliche: un'idea che sembra puntare alla pancia degli spettatori più che alla sensibilità artistica. 

 

 

[Un frame da Comandante]



Il comandante Todaro, ben interpretato da un Favino in buona forma come tutto il cast, è senz'altro una figura affascinante, ma racchiude anche il nucleo fondante delle contraddizioni e degli eccessi di una sceneggiatura scritta dallo stesso De Angelis assieme al due volte Premio Strega Sandro Veronesi.

 

Il soggetto di Comandante è stato, peraltro, alla base anche di un adattamento letterario degli stessi autori, già edito e disponibile in libreria: un progetto ambizioso e crossmediale che apre la mostra con piglio istituzionale e patriottico, mostrando però il fianco anche alla possibilità di dividere la critica.

 

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1 commento

Andrea Lucietti

2 mesi fa

Ho visto recentemente il film ed ero molto curioso di leggere questa recensione. Io ho trovato la costruzione della storia abbastanza approssimativa. Gli eventi che vengono seguiti, alla fine, sono pochi e non tutti capaci di trasmettere un messaggio forte. Mi è mancata la claustrofobia tipica dei film ambientati in spazi tanto angusti e da cui non si può fuggire. E poi penso che il messaggio finale (così molti passaggi di scrittura) sia estremamente retorico. Già l'evento di per sé si presta a facili generalizzazioni ma gli autori non hanno fatto nulla per mitigare questo aspetto. E poi anche il discorso dell'italianità...qui si parla di umanità, di diritto e di lealtà nei confronti di sé stessi. Insomma diciamo che avevo tante aspettative per un film che mi ha lasciato piuttosto deluso.

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