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May December - Recensione: una storia contemporanea

Todd Haynes torna a raccontarci l’universo femminile attraverso un thriller psicologico ben congegnato

May December si inserisce perfettamente nella poetica di Todd Haynes, regista che ci ha abituato a un Cinema “al femminile” in cui i personaggi si muovono rivendicando un ruolo ben definito, donne forti e sicure delle proprie azioni che non mentono a sé stesse ma, anzi, richiedono la propria libertà.

 

Caratteristiche presenti dunque anche in May December, che dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2023 arriva finalmente nelle nostre sale.

 

[Il trailer internazionale di May December]

 

 

Tratto da una storia vera, May December racconta l’incontro tra Elizabeth e Grace, la prima un’attrice affermata che deve interpretare la seconda in un film di prossima realizzazione.

 

Grace è arrivata alla cronaca vent’anni prima, quando aveva trentasei anni, a causa di una relazione clandestina con il compagno di scuola del figlio tredicenne, Joe, diventato poi suo marito e il padre dei suoi figli: una vicenda giudiziaria ed etica che ha scandalizzato l’opinione pubblica statunitense.

Gli anni sono passati e le polemiche sembrano essere sopite, ma la conoscenza e la frequentazione tra le due donne e l’insinuarsi di Grace nella quotidianità della famiglia faranno tornare a galla varie insicurezze. 

 

Un thriller psicologico che man mano che procede nel suo sviluppo si rivela una pellicola che al suo interno ha numerose sfaccettature, May December si inserisce a pieno titolo nella poetica visiva di Haynes e delle sue produzioni.

Uno stile volutamente patinato che ricorda i tabloid e le trasmissioni di gossip, in cui la magnifica fotografia di Christopher Blauvelt esalta i colori della natura e i volti dei personaggi, volti che diventano il ritmare della storia: in essi cogliamo lo sviluppo e l’origine, la tristezza del passato e la consapevolezza e rassegnazione del presente.

 

Tutti i personaggi si muovono in una situazione precaria e impenetrabile, mutano i loro comportamenti a seconda di ciò che succede, esprimono le proprie emozioni fino all’estremo, il regista gioca con loro e con lo spettatore che viene catapultato in un vortice hitchcockiano in cui verità e menzogna riescono a ribaltare le situazioni.

 

 

[May December: Julianne Moore e Charles Melton]

 

 

In May December non ci si ferma a sottolineare la morbosità della relazione tra Grace e Joe, ma da essa si cerca di comprendere come l’individuo può farsi manipolare: la cosa riguarda sia il rapporto amoroso tra i due che l’indagine che fa Elizabeth per avvicinarsi il più possibile a Grace, in una continua richiesta a fidarsi l’uno dell’altro.

 

Servendosi anche del cadenzato riarrangiamento da parte di Marcelo Zarvos del tema principale di Messaggero d’amore di Joseph Losey, Todd Haynes trasforma la sceneggiatura di Samy Burch in un meccanismo empatico, insidioso ma, soprattutto, puramente filmico: il dispositivo cinematografico rivela la sua natura “terapeutica” in cui la scelta accurata di inquadrature e il montaggio lineare lascia il dubbio di aver assistito a un congegno ben adattato tra vittime e carnefici.

Un gioco di specchi, oggetti importanti nella storia, si pensi alla sequenza nel negozio in cui la figlia di Grace deve scegliere il vestito per la festa di diploma o quando Elizabeth chiede a Grace di insegnarle a truccarsi come lei, due momenti in cui ancora una volta i volti dicono più delle parole.

 

Le performance di tutto il cast di May December, in primis di Natalie Portman e Julianne Moore, contribuiscono alla verosimiglianza della vicenda e ci permettono di immedesimarci.

Ancora una volta dopo Lontano dal paradiso abbiamo assistito all’affermazione di donne testarde e lottatrici nel più schietto significato dell’aggettivo, manipolatrici di uomini che dimostrano di non volersi affatto bene.

 

May December è un film quasi “incomprensibile” che necessita, forse, di più di una visione anche perché molto resta sospeso, una frustrazione che troviamo spesso nel Cinema contemporaneo e che in fin dei conti ci attrae.

 

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